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Io, il mio trapano e l’inquilina del decimo piano


di Membro VIP di Annunci69.it sormejo
30.10.2015    |    11.427    |    14 8.3
"“Però anch’io te la leccherei volentieri!” dissi guardandole la figa, ancora gonfia e aperta..."
I fatti della vita sono spesso governati dal caso: se fossi arrivato un minuto prima, o un minuto dopo…
Oppure se non l’avessi avuto con me…
Il mio trapano nuovo nuovo, of course!
Era l’ultimo “gioiellino” che mi ero regalato: cordless, 18 volts, e con la batteria al litio, che non perdeva la carica anche dopo un lungo periodo di inutilizzo, era sempre pronto all’uso, potente e, grazie alle 2 velocità e alla percussione era adatto tanto a serrare delicatamente una vite su legno che a forare una dura parete di calcestruzzo…
Dunque per caso ci siamo incontrati all’ascensore, l’altro ieri sera, io e la mia vicina, o meglio l’inquilina del piano di sopra.

Toscana (il suo accento era più esplicito, a tal riguardo, di una carta d’identità), più vicina ai cinquanta che ai quarant’anni, con i capelli scuri, lunghi e curati,con il viso poco o nulla truccato, e un bel fisico, magro e tonico, dalle lunghe gambe, dall’addome piatto e il seno grande, e ancora sodo, degno di un trent’enne ben messa.
Sempre molto ben vestita, quella sera era in giacca e pantaloni neri aderenti di ottimo taglio con una camicia bianca sbottonata sullo splendido decolletè.
Dunque ci incontrammo al piano terra.
“Buonasera", "Buonasera”.
In realtà non ci conoscevamo molto.
Sapevo che era una importante funzionaria di banca, che aveva un figlio di una ventina di anni studente di economia negli USA, che era un pezzo che non vedevo il marito, ma non sapevo per quale motivo.
Abitava sopra la mia testa da cinque o sei anni e non conoscevo praticamente nulla di lei… se non i suoi tacchi la mattina prima di uscire e qualche rumore notturno dall’origine inequivocabile…
Era comunque una gran figa e me la sarei fatta volentieri, ma, fino a quel momento, non ci avevo mai parlato per più di 50 secondi di fila: giusto il tempo che l’ascensore impiegava a fare i miei nove piani (lei era al decimo, come ho detto) in quelle rare occasioni in cui ci incontravamo.

Quella sera, quando arrivammo contemporaneamente nell’androne, invece, l’ascensore era appena partito, e si stava fermando a più piani mettendoci un bel po’ di tempo per tornare al pian terreno
Lei guardò la mia valigetta con le immagini del mio Black & Decker in bella vista e disse con il suo bell’accento: “Proprio quello mi servirebbe, stasera!”
Le decantai le doti del mio trapano tra il serio ed il faceto, giocando un po’ con i doppi sensi (il fatto che era sempre pronto all’uso, potente, con la percussione…) in modo ironico e allusivo, ma senza assolutamente oltrepassare i limiti e lei… rispose assolutamente a tono, con lo humor e quella sorta di sfrontatezza tipicamente toscane.
Ve la faccio breve: il giorno prima aveva comprato all’Ikea una piccola libreria che avrebbe dovuto provare a montare senza sapere come fare.
“E suo marito il trapano lo usa bene?”, dissi continuando con lo stesso tono scherzoso.
Beh, non era più il marito da quando (lavoravano nella stessa banca) fu sorpreso dal mega direttore assieme ad altri due impiegati con la segretaria a 90° sulla scrivania e con l’arnese in bella vista. (sue parole testuali).
Arrivò a quel punto l’ascensore e nei 50 secondi della salita le offrii il mio aiuto.
Lei accettò volentieri così quando l’ascensore si fermò al 9° piano non scesi e premetti il pulsante con su scritto il numero 10.

Cosa mi aspettavo? Non lo sapevo assolutamente, ma se si fosse presentata anche una piccola occasione non me la sarei fatta scappare…
Entrammo nella sua bellissima casa (all’attico) e mi fece sedere in salotto:
“Un momento che mi cambio, così mi aiuti con la libreria!”
Eravamo passati a darci del tu tra il sesto e il settimo piano.
“Maila”, “Andrea”, “Piacere” , “Piacere mio”
(Mmm…deve essere una gran troia; pensavo, l’anagramma del nome è MAIAL !!! Ma forse il maiale ero proprio io…)
Tornò dopo pochissimo in leggins e maglietta aderenti togliendomi definitivamente il dubbio: era “bona” davvero!
Le feci i complimenti e con un sorriso si illuminò tutta. Mi offrì un bicchiere di ottimo vino rosso (“Lo fa il mi’ babbo…) e ci mettemmo a parlare.
Io portai il discorso sul marito e sul fatto che con una moglie così era da coglioni cercare altro fuori casa…
Lei sfacciatamente disse: “Eh, ma ne porta molte più lui di corna!!! E’ stato solo imbecille a farsi beccare dal capo!!!”
E mi raccontò che già da tempo ognuno si faceva gli affari suoi e che loro erano restati assieme per il figlio, ma ora che la bomba era scoppiata e il figliolo grande, avevano preso la palla al balzo e… addio!!!
I bicchieri di vino divennero due, ci aggiungemmo qualcosina da mangiare e così, a causa di un passo reso un po’ incerto dal chianti mi fece cadere una ciotolina di arachidi sui pantaloni.
Si affrettò apparentemente in modo maldestro a ripulirmeli con la mano usandola come una spazzola.
Io avevo già il cazzo mezzo in tiro e lei lo percepì distintamente:” Sei già messo così? Anch’io sono bagnata. Senti! “Prese la mia mano, scostò l’elastico dei pantaloni e la piazzò direttamente sulla figa attraverso gli slip.
Era rasata, percepii perfettamente il clitoride già gonfio e bagnato dai suoi umori…
A quel punto la mia erezione era totale e ben visibile attraverso i jeans…
Lei se ne accorse e poggiò la sua mano scorrendola su tutta la lunghezza del cazzo (non sono Rocco Siffredi, ma modestamente...) fino a toccare le palle.
“Lo voglio dentro, subito!”
Beh che dire, non me lo sono fatto ripetere due volte…
In un attimo l’ho aiutata a sbarazzarsi di leggins e slip, (culo da favola, alto e tosto, avevo visto bene!) ed io, senza togliere i pantaloni ho semplicemente abbassato la lampo e l'ho, a fatica, tirato fuori.
Era 'n pezzo de marmo!
L’ho fatta inginocchiare sul divano e le ho poggiato la cappella sulle labbra per farmela “doggy style” come dicono i raffinati…
“Sfondami” disse.
E come avrei potuto mai scontentare una così gentile e delicatamente raffinata signora…

La impalai tutta d’un colpo e lei, molto rumorosamente, rese palese il suo totale gradimento.
Ripensandoci a freddo credo che sia stata la scopata con meno preliminari dei miei oltre quarant’anni di utilizzo scopereccio del cazzo.
Lei sembrava indemoniata: si muoveva avanti e indietro impalandosi sul mio cazzo imponendo il veloce ritmo da lei desiderato.
Io praticamente pensavo a reggermi alla sua vita con il panorama delle sue splendide chiappe, era lei che faceva tutto.
Intanto, con la voce rotta dai colpi che facevano battere le palle sul suo monte di Venere, diceva:” Che gran trapano che c’hai!!! Grosso e duro!!!” e poi: “Sfondami, fammi godere!!! Tutto fino alle palle!!!”
Mi sentivo un po' uomo-oggetto, ma quella situazione mi piaceva molto.
Intanto mi stavo facendo una mega scopata con una stupenda donna (o mi si stava facendo lei… ma questi sono dettagli…) e poi ero curioso di vedere come sarebbe andata a finire.
A un certo punto avrei voluto cambiare posizione: il ritmo era sostenuto e la pecorina è per me una delle posizioni più stimolanti, non me la volevo giocare in pochi minuti, ma lei insistette e non cedette di un millimetro “ Non ti muovere che vengo!”
E infatti dopo ancora una ventina di decise stantuffate venimmo entrambi praticamente assieme.
In realtà prima ho sentito lei che godeva tremando e allora ho mollato le redini e sono venuto anch’io, al galoppo, dentro lei, schizzando abbondantemente.

Lei si era bagnata copiosamente; si sfilò da me, sedendosi sul divano e continuando, con delicatezza, a sfiorarsi il clitoride sempre più lentamente ad accompagnare il suo godimento fino a fermarsi, esausta e sdraiarsi sul divano.
“Scusami, avevo proprio bisogno di carne di maschio!” disse in un fiato.
“Quei bischeri che mi scopo, lecca lecca, tre colpetti coi loro cazzetti ma poi fine!… A te t’avevo capito che c’hai un cazzo vero, un gran trapano!”
La comprendevo perfettamente.
Anche a me, a volte, capita che non mi interessino coccole e bacini ma che mi vada di passare al sodo con una scopata a sangue senza perdere tempo in preliminari.
“Però anch’io te la leccherei volentieri!” dissi guardandole la figa, ancora gonfia e aperta.
“Ma che devi andare via subito?” fece “Il tu bel trapano me lo vorrei gustare anch’io!”
Dal mio sorrisone capì che il programma mi “garbava assai” per dirla alla sua maniera.
Le presi una mano e le leccai le dita infilandole in bocca rendendole chiaro che non avevo fretta ed ero
d'accordissimo con il suo programmino…

“Ti va una doccia assieme?” e mi portò nel suo bagno in cui troneggiava una mega cabina doccia con idromassaggio di almeno un metro per due.
Li, sotto un getto di acqua tiepida mi insaponò per benino ovunque, ma con particolare attenzione per i gioielli di famiglia e per il cazzo che, seppure a riposo, era ancora un po’ barzotto e quindi di misura abbastanza ragguardevole.
“Cerca di non fartelo venire duro subito, mi piace leccarlo quando è grosso ma ancora morbido!” e me lo prese in bocca sotto il getto dell’acqua.
Era però davvero una grandissima pompinara, si dedicava ad ogni millimetro quadrato di superficie e quindi non era facile non eccitarsi.
Pensavo alla povera nonna che non c’era più, all’IMU, alla riparazione della macchina, allo stronzo del secondo piano, ma…
Ad un certo punto era tornato totalmente eretto, il mio cazzo, come e meglio di come era pochi minuti prima mentre mi pompava furiosamente.
Ed anche questo era una novità: di solito tra la prima e la seconda, dopo aver compiuto i cinquant’anni, avevo bisogno di una buona mezz’oretta… ma con Maila mi sembrava di tornare ragazzo.

La feci alzare, e sotto il getto dell’acqua mi avvicinai con il viso alle sue labbra e le sfiorai con le mie
Lei mi infilò la lingua in bocca, e cominciammo ora quello che di solito si fa come preliminare…
Limonammo selvaggiamente.
Saremo stati un quarto d’ora sotto l’acqua tiepida baciandoci, leccandoci e toccandoci ovunque a vicenda.
Io dedicandomi ai suoi capezzoli, eretti e sensibili, lei che aveva scoperto in due minuti uno dei miei punti più sensibili, sui fianchi, e mi stava torturando piacevolmente procurandomi lunghi brividi di piacere.
Ma io non vedevo l’ora di assaporare il suo “dolce frutto del desiderio” (come si legge sui romanzi Harmony più spinti...) quindi chiusi l’acqua e la asciugai dolcemente con un morbido telo di spugna, con cui rapidissimamente mi asciugai anch’io, la presi in braccio come una sposina e la portai in camera, la stesi sul lettone e le aprii le gambe letteralmente tuffandomi su quello spettacolo di figa.
Le feci un vero e proprio ”tappetino di saliva” lavorando lungamente di lingua dall’interno cosce alle labbra e finalmente al sensibile clitoride che proprio perchè tale aveva bisogno di un’azione delicatamente insistente, per arrivare all’orgasmo senza infastidirla con un eccessivo sfregamento.
Al momento buono, pur continuando il mio lavoro di lingua, le infilai due dita con il palmo rivolto verso l’alto andando così a cercare con i polpastrelli di stimolare il cosiddetto punto G.
Non sempre riesce e non tutte le donne sono sensibili a questo.
Per Maila fu come se avesse messo due dita nella presa della corrente.
Era evidentemente una donna dall’orgasmo vaginale piuttosto che clitorideo, e come prima aveva goduto con il mio cazzo ora godeva con le mie dita.

“Daiiii” quasi urlava.
“Si, ancora dentro, non fermarti! Non ora, cazzo!!!”
Io continuai fino a sentirla venire e Maila era una che quando veniva, veniva!
Tremava tutta e si lasciava andare all’orgasmo fino allo sfinimento bagnandosi abbondantemente.
Capivo che era meglio lasciarla tranquilla per un pò, ma anch’io desideravo scoparla ancora e glielo dissi...
“Inculami”, disse lei “Trapanami pure quello!!!”

WOW!! Me lo preparai per benino il suo bel culetto: prima con la lingua e la mia saliva e poi con uno, due e infine tre dita bagnate dei suoi umori: in due minuti era pronta a prenderlo; segno che quel buchetto era di frequente frequentato...
Le misi le gambe sulle mie spalle e la inculai guardandola in faccia: volevo godermi le sue grosse tette strapazzate dai miei colpi e, godermi lei mentre godeva.
Entrai pian pianino con la cappella , poi cominciai delicatamente a fare su e giù con i primi centimetri.
Dopo un po' di un piacevole ma delicato su e giù, mi fermai per alcuni secondi con il cazzo infilato a mezzo e poi, giù in un colpo solo fino alle palle.
Lei face una specie di sospiro misto di sorpresa e godimento: l’avevo spiazzata con il colpo finale, ma non sembrava affatto dispiaciuta.
“E’ proprio grosso!” fece lei.
“Trapanami per bene, Black & Decker!!!”
Come dire... misi la seconda velocità, la percussione, usai tutto il litio della batteria: insomma la inculai come un forsennato.
Fu bellissimo guardarla in viso godere sempre più e sempre meglio mentre la pompavo a fondo.
Intanto con una mano si torturava un capezzolo e con l'altra si sfiorava il clitoride.
Anche in questa occasione venimmo quasi assieme.
Cominciò lei ed io mi liberai inondandola solo quando la sentii godere.
Eravamo distrutti.

Stramazzammo sul letto quasi inermi per alcuni minuti, poi mi alzai.
“Vai in bagno?”
“No, a montarti la libreria”
“Vengo anch’io!”
“Rilassati se vuoi, resta sdraiata, ci penso io! Ho il mio Black & Decker!!!!”
“Va bene, ma poi torna, che ti pulisco per bene gli attrezzi di lavoro: il tuo è un trapano favoloso, voglio tenerlo bene!”

Ci misi appena una mezz’ora a montare la libreria e quando tornai in camera la trovai in un intimo da urlo con due bicchieri pieni.
“Ti avevo fatto una promessa a proposito del trapano”, disse.
E la mantenne, URCA se la mantenne!!!

P.S.
Mentre scopavamo mi raccontò di averla fatta cadere apposta la ciotolina di arachidi sui miei pantaloni!!!
MAILA - MAIAL !!!
L'avevo detto io!!!
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